GIANNI DE TORA |
CARTELLE /mostre collettive |
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1984 "De Acquerello" - Galleria A come Arte, Napoli - 13-23 novembre |
ARTICOLO DI FLORIANA CAUSA SUL QUOTIDIANO ''NAPOLI OGGI' DEL 22/29 NOVEMBRE 1984 |
Venti acquerelli per la collettiva organizzata alla galleria ''A come Arte'' Geometrie per Barisani e giochi di luce con Spinosa «De acquerello» è il singolare titolo della mostra collettiva che si è inaugurata il 13 novembre alla Galleria «A come Arte» di vico Ischitella. Vi sono esposti, infatti, venti acquerelli di Spinosa, Barisani, De Tora, Leone, Accarrino, Coppola, De Falco, Faletra, Forgione, Ruotolo. La tecnica dell'acquerello trova in alcuni di questi artisti napoletani, conosciuti anche come pittori ad olio e scultori, un momento non di enfasi e di eloquenza espressiva ma, al contrario, una sorta di ripiegamento e di meditazione, come dire una pausa di riflessione all'interno del loro percorso stilistico. Questa sensazione viene suggerita dai due pendants di Renato Barisani, che occupano il posto più prestigioso nella mostra e sono datati 1959. È questo l'anno di presentazione di un'importante mostra personale di Barisani a Roma: sempre nuove tecniche miste, sempre più largo impiego di materiali vari ed antitradizionali come il legno, il cemento, il tufo, la sabbia, i ciottoli. Ma contemporaneamente al desiderio di voler riproporre la resa autentica e le parvenze naturali di lave e intonaci della terra vesuviana, Barisani dovette sentire l'esigenza di verificare queste istanze anche nella più tradizionale sede pittorica, quella dell'acquerello. La stessa incontrollata causalità della opere «materiche» si ritrova così nei due acquerelli esposti in questa collettiva, in cui si raggiunge quella compiutezza formale e decorativa, dove il vivace gioco dei cromatismi e delle geometrie contrapposte rappresenta un momento di distensione, dopo l'avventura espressionistica dell'ispirazione informale e materica. Accanto a questi due acquerelli di Barisani fanno spicco due opere della più recente produzione di Domenico Spinosa, ambedue datate 1980. È tipico della produzione di Domenico Spinosa, che dipinge ormai da più di cinquant'anni, di erodere, graffiare, incidere il colore steso sul supporto, che sia la tela o il foglio di carta. È l'eredità di un'adesione più o meno fedele all'arte informale nell'ambito di una abbastanza diffusa tendenza napoletana del secondo dopoguerra, di cui Spinosa si avvale per un'esercitazione diversa e personale sui modelli cubisti. Ne sortiscono alcuni caratteri essenziali e tipici dello stile di Spinosa, che conserva col passare degli anni il gusto della materia e del segno. Segno inciso nel colore che crea diverse modulazioni cromatiche e giochi di luce. Una tecnica espressiva quanto mai efficace, resa ancora più evidente e comprensibile dalla carta bianca che si intravede sotto i colori dell'acquerello. De Tora, invece, espone in questa collettiva due piccoli e preziosi fogli conservati come rare miniature tra due vetri incorniciati. La ricerca astratta si fa amore di ordine e di geometria e sconfina nell'allusione a segni calligrafici e geroglifici. Il colore ad acqua acquista, in forza del piccolissimo formato e delle linee dorate dei contorni, un'inattesa condensata vivacità. |
cartoncino di invito |
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